Il Nostro Logo, la Nostra Storia

 

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ATTRIBUTI DIVINITÀ
  Cibele Stella (Venere) Apollo Astrea Pietas Minerva
Italia
Terra/Agricoltura/Cibo
Bellezza
Arti
Artigianato (“Made in Italy”)
Ingegno
Giustizia
Corpus Iuris
Pietà famigliare/Senso civico

 

Cibele: la “Magna Mater” è la moglie di Saturno, dio dell’abbondanza e regnante del Lazio durante la nostra Età dell’Oro (Saturnia Tellus, età in cui Saturno ci insegnò a coltivare il grano). A partire dalle guerre puniche (264 a.C.), Cibele incarnerà l’Italia stessa, divenendo nei secoli a venire l’Italia Turrita. La corona turrita è il simbolo della Civitas romana, l’allegoria indica quindi la sovranità della penisola italiana come terra delle città libere e dei cittadini romani a cui è stato concesso un diritto proprio: lo Ius Italicum. La corona turrita ha nel mezzo una Stella, la stessa che ritroviamo come emblema per la nostra Repubblica. lo “Stellone d’Italia” rappresenta la Stella Veneris, ovvero la Stella di Venere che guidò il Pio Enea, suo figlio, da Troia in fiamme alle coste dell’Italia per fondare una nuova Civiltà. Essendo anche l’astro della dea dell’amore in quanto forza universale, consacra l’Italia come la terra dell’Eros cantata dai poeti. Per questi motivi i greci chiamarono l’Italia Esperia, cioè Terra del Tramonto dove si vede la stella della sera e della speranza. Da allora Essa è il simbolo della speranza per tutti gli italiani in cerca di fortuna, la stessa che condusse Enea fino alle coste del Lazio.

Stella/Venere: La mitologia della Stella d’Italia risale al VI secolo a.C., quando il poeta Stesicoro, nel poema Iliupersis, incentrato sulla Caduta di Troia, creò la leggenda di Enea che, fuggendo dalla città di Troia presa e incendiata dai Greci, tornò in Italia, la terra dei suoi antenati, guidato dalla Stella di Venere, che subito dopo il tramonto è visibile sull’orizzonte a ovest. Nell’antica Grecia all’Italia era infatti associata la Stella di Venere perché posta ad occidente della penisola ellenica. Da questa leggenda nacque uno dei nomi con cui era conosciuta l’Italia in questa epoca storica: Esperia, ovvero “terra delle stelle”.
Il significato etico e ideale della Stella d’Italia corrispose, successivamente e fino al Risorgimento, al motto di Leonardo da Vinci: «Non si volta chi a stella è fisso» (Incerta l’interpretazione, ne offriamo due: quando si vuole raggiungere una meta importante, un ideale, verso cui si rivolgono le proprie energie, non c’è niente che possa sviarlo. Oppure chi abita nella terra di Esperia non si volta, non scappa, davanti alle avversità della vita; l’italiano affronta coraggiosamente e con onore ogni prova).

Astrea: scesa tra i mortali nell’età dell’oro, diffuse i sentimenti di giustizia e di bontà; ma poi, disgustata dalla degenerazione morale del genere umano, risalì definitivamente in cielo, dove splende sotto l’aspetto della costellazione della Vergine. Come scrisse Ovidio: « Vinta giace la bontà, e la vergine Astrea, ultima degli dei, lascia la Terra madida di sangue » (Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi, I, vv. 149-150).

Pietas: era, nel complesso della Religione romana, la personificazione del sentimento romano della pietas, perciò divinità preposta al compimento del proprio dovere nei confronti dello Stato, delle divinità e della famiglia, i cui attributi erano dei bambini o una cicogna.

Minerva: figlia di Giove e di Meti, venne considerata, tra le altre cose, la divinità della strategia, della saggezza, dell’ingegno, delle arti utili. Il numero associato alla dea è il “5”, poiché i romani ne celebravano la festa nei giorni che prendevano il nome di Quinquatria, i primi cinque giorni successivi alle Idi di marzo (dal 19 al 23), a partire dal diciannovesimo nel Calendario degli Artigiani.